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Anna Lindh Foundation: a Londra il Premio giornalistico Mediterraneo

Consegnati a Londra i riconoscimenti a chi ha avuto il coraggio di rivelare “I diversi volti dell'intolleranza nella regione euro-mediterranea”. Per il Presidente della Fondazione, Azoulay, prendere coscienza della verità è la strada da percorrere per comprendere che “un altro Mediterraneo è possibile”

“Questo premio è dedicato a quei giornalisti che hanno dato la vita quest'anno per raccontare le storie, che hanno lavorato con coraggio per arrivare alla verità, al di là del caos che sta attraversando l'intera regione”. Arrivano dritte al cuore e rievocano immagini che vorremmo dimenticare le parole della giornalista di NBC, Ayman Mohyeldin, insignita con la menzione speciale del Premio giornalistico Mediterraneo dell'Anna Lindh Foundation.

Giunto alla sua ottava edizione e dedicato al tema dell'intolleranza nell'area euromediterranea, il premio vuole riconoscere il merito e la forza di chi ha voluto raccontare i molti orrori e le ingiustizie che ancora oggi continuano a verificarsi nei Paesi del Mediterraneo.

“Abbiamo voluto premiare il lavoro dei giovani giornalisti che hanno rischiato la loro vita per andare oltre i titoli dei giornali” ha ribadito Tim Sebastian, giornalista di fama internazionale e presidente della Giuria del Premio, aggiungendo: “Tra il caos e la violenza senza precedenti che stanno colpendo la regione il giornalismo è più essenziale che mai”. Il premio è stato consegnato lo scorso 16 ottobre nella sede inglese della Fondazione Thomas Reuters alla presenza del Presidente della ALF André Azoulay, che ha sottolineato come affrontare la verità, per quanto drammatica è anche il modo migliore per capire che “un altro Mediterraneo è possibile”.

Tra i premiati, oltre a Moheyldin per il suo racconto in prima linea delle rivolte sociali arabe; la tedesca Ta-Sabine Kuper-Busch per il reportage “Gas lacrimogeno e graffiti” trasmesso su TVN, il croato Srécko Horvat che sul New York Times on-line ha pubblicato l'articolo “Godot arriva a Sarajevo”; l'arabo Ali Gamal El-Deen per il reportage radiofonico realizzato per la BBC, “L'amore proibito in Egitto”; il giornalista belga-egiziano Khaled Diab che su The Outpost ha pubblicato l'articolo “Senza un Dio”; le giornaliste Federica Araco e Ntahalie Galesne, cui si deve invece, su Babelmed, il focus tematico “Lampedusa, The Tragedy” e Rym Tin Ghazel per le sue “Love letters da una prigione siriana” uscite sull'Huffington Post.

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