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D'Agata: heritage come asset di internazionalizzazione

Nel suo discorso di apertura ad ICS Roma, il direttore generale di Confindustria Assafrica & Mediterraneo ha riflettuto sulle sfide contemporanee legate al rilancio del brand Italia, che passa anche attraverso la valorizzazione del patrimonio

La valorizzazione del legame tra patrimonio culturale e identità territoriale come asset imprescindibile per riscrivere un modello di produttività e attrattività italiana in linea con un sistema industriale che non può più fare a meno di costruire impresa fuori dai confini nazionali e europei. È questo il messaggio lanciato da Pier Luigi d’Agata, Direttore Generale di Confindustria Assafrica & Mediterraneo, aprendo il 19 novembre 2014 a Roma la quinta edizione dell’International Communication Summit - ICS.

«ll brand Italia è appartenenza e identità – ha evidenziato d’Agata – e tra i suoi principali veicoli c’è anche il patrimonio archeologico. Ed è dal nostro passato che viene il messaggio per tornare ad essere un paese che, sin dai tempi dell’Antica Roma, produceva ed esportava cultura, impresa, infrastrutture, lifestyle, mecenatismo e micromecenatismo». Un esempio? «Il progetto di crowfunding avviato per la Domus Aurea, legato al sistema triennale di incentivi fiscali “Art Bonus”, che prevede la deducibilità del 65% delle donazioni di imprese e cittadini per il restauro di beni culturali pubblici».

«Dire “Il Made in Italy funziona lo stesso” – ha concluso d’Agata – è un rassicurante mito, che ci fa crogiolare in un comodo passato. Occorre essere portatori di Brand Italia, perché i prodotti si possono copiare, l’identità no».

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Un tempo, l’Italia è stata la capitale Europea del design.

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