Un tempo, l’Italia è stata la capitale Europea del design.
«Tra qualche anno non ci saranno più social media. Per il semplice motivo che tutto, oggi, è già mediatico e sociale. Quando una persona produce un’informazione, racconta una storia e poi la rilancia, la condivide, la riproduce, quella persona è già un medium e sta già producendo una dinamica social». Parola di Biz Stone, cofondatore e direttore creativo di Twitter, intervenuto in diretta da San Francisco lo scorso 18 ottobre a Roma nel corso della terza edizione di ICS.
Di fronte a un pubblico di operatori, professionisti ed esperti di comunicazione, il giovane creativo ha ripercorso le origini della piattaforma web che lo ha reso famoso, ma soprattutto ha immaginato e condiviso con la platea la sua personale visione di quello che i social media sono destinati a diventare.
Nel futuro, secondo Stone, il web è destinato a confermarsi come uno strumento profondamente sociale non solo nel funzionamento, ma anche nelle applicazioni, che già oggi riguardano sempre più obiettivi come il bene comune, la gestione delle emergenze, la creazione di engagement e di partecipazione attiva, all’insegna di una generale ispirazione etica e comunitaria. «Sono convinto – ha detto Stone – che le persone sono fondamentalmente disposte al bene: basta dare loro lo strumento giusto e questa disposizione emergerà».
Particolarmente brillante e coinvolgente anche la riflessione che nella mattinata ha visto protagonista l’altro ospite del summit, l’esperto di web reputation Michael Fertik. Con dati documentati, analisi di case histories e racconti di prima mano, Fertik ha fornito un quadro vivido di come oggi si creano, si sviluppano e soprattutto si gestiscono i flussi imprevedibili che controllano la reputazione personale sul web.
«La reputazione è oggi di gran lunga un concetto più importante e influente del brand – ha affermato –. Un valore quantificabile attualmente intorno al 75% del valore di un’impresa e confermato da molti altri dati. 81 delle 150 maggiori aziende statunitensi, ad esempio, riservano ingenti risorse per la difesa della propria reputazione sul web, consapevoli che il 97% dei consumatori prima di acquistare un prodotto consulta le recensioni e le opinioni degli altri utenti sul web».