Un tempo, l’Italia è stata la capitale Europea del design.
Lo scorso 10 luglio Transparency International Italia ha organizzato, presso il Centro Culturale San Fedele di Milano, un evento dal titolo “Partecipazione e responsabilità. Il whistleblowing come strumento di contrasto alla corruzione negli enti pubblici”.
La corruzione è un problema globale, come ha spiegato in apertura Davide Del Monte di Transparency, e deve essere combattuto anche attraverso strumenti che possano aiutare a prevenirla o affrontarla in modo appropriato. Procedure specifiche come quelle del whistleblowing servono a regolamentare le modalità con cui effettuare una segnalazione, indicando a chi farla e attraverso quali canali, nonché gli strumenti di tutela e protezione dell’identità del segnalante. Il whistleblowing può risultare molto utile se si pensa che le persone che scelgono il silenzio, secondo l’ultimo sondaggio sulla corruzione di Transparency International (Global Corruption Report 2013) dichiarano di farlo per paura di ritorsioni (41%) e perché hanno sfiducia sulle possibili conseguenze positive della segnalazione (41%).
Dal 2009, Transparency International Italia lavora per far sì che il whistleblowing sia inserito nella legislazione anticorruzione, collaborando anche con enti pubblici e privati affinché introducano questa procedura. Spiccano i risultati raggiunti con il Comune di Milano, che ha deciso di utilizzare le segnalazioni dei dipendenti.
Il Presidente della Commissione milanese Antimafia David Gentili, che si è mosso in prima persona per la causa, è intervenuto al convegno per descrivere il percorso di approvazione e alcune scelte strategiche per l’implementazione della procedura. Giorgio Fraschini di Transparency International e Iole Anna Savini, rappresentante dell’Associazione ODV231 (partner di TI-It) hanno poi descritto il contesto legislativo italiano e internazionale e le pratiche più comuni nelle organizzazioni private in Italia e in Europa, con un particolare focus sul Regno Unito. A seguire, Fabio Pietrosanti del Centro Hermes ha illustrato la piattaforma informatica in fase di ultimazione che garantirà l'anonimato a chi vorrà fare una segnalazione, grazie ad un software che ne nasconde il luogo di provenienza.
Se da un punto di vista legislativo e organizzativo si può agire con azioni mirate per favorire il whistleblowing, esiste un terzo piano su cui è forse più difficile ma altrettanto importante operare, quello culturale. Lo testimoniano i risultati del Global Corruption Barometer 2013: solo il 56% dei cittadini Italiani sarebbe disposto a segnalare un caso di corruzione, su una media mondiale del 69%. A questo proposito, Maria Ferrucci, sindaca di Corsico (MI) e rappresentante dell’associazione “Avviso Pubblico”, durante il convegno ha sottolineato il ruolo dei cittadini nella lotta alla corruzione, accanto a quello delle Istituzioni: sono infatti sempre almeno due le parti che prendono parte a un accordo corruttivo e l’obiettivo di chi vuole contrastare gli illeciti è di convincere almeno una delle due parti (o una terza parte che sia a conoscenza dell’accordo) di ammettere l’errore e provare a porre rimedio.