Un tempo, l’Italia è stata la capitale Europea del design.
Si chiama “Unmask the corrupt” ed è la campagna di Transparency International che informa sull’impatto sociale ed economico della corruzione, denunciando gli espedienti più comuni utilizzati dai corrotti per le proprie attività illegali e invita i cittadini ad agire per contrastarli “smascherandoli”.
Attraverso un portale web multilingue e canali social dedicati, la campagna punta alla regolamentazione della trasparenza degli assetti societari attraverso l’istituzione di registri pubblici, ad ostacolare la fuga di politici e uomini d’affari dai processi con l’introduzione del divieto di accesso dei corrotti in altri paesi e ad impedire che questi godano di uno stile di vita lussuoso, finanziato con denaro pubblico rubato, contrabbando di fondi illeciti o società di comodo.
“Bisogna fare qualcosa”: è questo l’appello rivolto da TI ai leader del G20 in una lettera aperta, inviata contestualmente alla campagna che, con più di due milioni di tweet inviati ai leader, ha avuto ampia risonanza all’interno del forum globale. “Unmask the Corrupt” è stata sostenuta anche dal capitolo italiano di Trasparency, protagonista dei lavori svolti in ambito G20 per il contrasto al riciclaggio di denaro e la trasparenza dei flussi finanziari.
Smascherare i corrotti è anche l’obiettivo di ALAC, il portale lanciato da Trasparency International Italia per portare alla luce i casi di corruzione: un servizio di allerta anticorruzione innovativo che permette alle vittime e ai testimoni di casi di corruzione di denunciarli in totale sicurezza e anonimato.