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Dall'India all'Italia, Vikas Bagri, Pier Luigi d’Agata e Franco Pomilio alla SMW

Durante la Social Media Week, il panel di Confindustria Assafrica sulla comunicazione del brand Italia all’estero. Tra le molte riflessioni emerse, la possibilità di fare dei social media uno strumento di monitoraggio dei mercati oltre che un facilitatore di democrazia

In Italia si celebra molto il “Made in Italy”. Ma siamo sicuri che all’estero la percezione sia la stessa? I social media possono essere uno strumento prezioso per monitorare aree geografiche di interesse per le imprese italiane, reale exit strategy dalla crisi del mercato interno. Non solo: come suggerito da Vikas Bagri, social media adviser del Governo di Chhattisgarh in India, i social media possono diventare facilitatori di democrazia, condizione necessaria al proliferare dell'impresa. 

Sono state queste alcune delle principali riflessioni emerse nel corso del panel “Social Politics” che si è svolto il 26 settembre 2014 a Roma nell’ambito della Social Media Week, la settimana mondiale dedicata al web, alla tecnologia, all’innovazione e naturalmente ai social media per conoscere modi di lavorare, creare e produrre novità. 

Il panel, affidato a Confindustria Assafrica & Mediterraneo, è stato infatti dedicato alla necessità di un’efficace comunicazione bidirezionale del brand Italia da parte delle imprese che lavorano in Africa, Mediterraneo e Medio Oriente e al ruolo dei social media nella Primavera Araba del Nord Africa.

Come ha ricordato Franco Pomilio, “I social media sono stati concepiti negli USA, l'Europa e il Mediterraneo devono trovare la loro chiave, che deve passare dalla cultura”. Imparando anche a “interpretarli”. Come nel caso, per esempio, della Primavera Araba: “Questa non è scaturita dai social media ma ha ragioni più profonde, economiche” ha precisato Pier Luigi d’Agata, direttore generale di Confindustria Assafrica & Mediterraneo.

Nel mondo dell’informazione i social hanno tuttavia guadagnato spazio perché, come ha ricordato Giovanni Ottati, Presidente e CEO di Vuetel Italia, “sono entrati nei media tradizionali”. Come è avvenuto nel mondo della diplomazia, affiancandosi a quella tradizionale perché, come ha rilevato Nicola Lener, del Ministero degli Esteri: “non possiamo essere in tutti i Paesi”.  

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