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Progettare futuro: il sogno possibile del Ministro svedese

Comunicare, accogliere, cooperare: Kristina Persson, ministro svedese degli affari futuri e main speaker all’Oscar Pomilio Blumm Forum 2016, riflette su un modello possibile di Europa

Futuro, accoglienza, cooperazione: non sono solo valori astratti ma realtà concrete e obiettivi ben definiti nella Svezia di Kristina Persson, Ministro per gli Affari Futuri e la cooperazione nordica, che in questa intervista a margine dell’Oscar Pomilio Blumm Forum 2016 spiega come la solidarietà, la conoscenza e la sinergia tra stati e regioni possa dare all’Europa un modello vincente e virtuoso di futuro. 

 

Qual è il ruolo della comunicazione per le politiche future?

Nessuna democrazia può funzionare senza il supporto delle persone: bisogna comunicare le politiche future, altrimenti le persone non saranno pronte a ricevere e ad accogliere i cambiamenti che queste comportano. E a volte questi cambiamenti sono negativi. L’aumento del prezzo della benzina, ad esempio, sarà percepito in modo negativo, ma se si spiega alle persone che è necessario cambiare il modo di alimentare i mezzi di trasporto, allora lo accetteranno: la conoscenza è fondamentale.

 

La solidarietà è un fenomeno spontaneo: come può la politica sistematizzare questi “movimenti” spontanei?

Quando abbiamo avuto un gran numero di richiedenti asilo in Svezia, si è creata molta solidarietà in maniera spontanea. Persone comuni hanno organizzato l’accoglienza,  fatto da mentori, aiutato fornendo vestiti, giocattoli per i bambini, trovando alloggi, ecc., anche quando il numero degli immigrati è cresciuto in maniera esponenziale.

A livello istituzionale, abbiamo finanziato la società civile, in modo che potesse organizzare e sistematizzare appunto questa “buona volontà” e queste forme di solidarietà spontanea, incanalandole verso le esigenze dei bisognosi: abbiamo stanziato 200.000 corone svedesi e dotato le persone di risorse sufficienti per fronteggiare la situazione.

 

La sfida delle marco-regioni è aperta. Pensare la cooperazione in questi termini, più che in un’ottica regionale, può aiutare a rafforzare la coesione europea?

C’è già una tendenza in questo senso, come la macro-regione nordica, l’Europa mediterranea, ecc. L’Europa è così grande, sono 28 Paesi molto diversi fra loro ed è difficile farli muovere tutti alla stessa velocità, allo stesso tempo. Eppure, in preparazione di azioni di cooperazione potrebbe essere necessario che accada. E realisticamente potrebbe accadere, ma servirebbe un sistema più aperto, perché più Paesi possano unirsi. Sarebbe interessante portare avanti ad esempio una cooperazione interregionale tra Nord e Sud o Est e Ovest, combinazioni diverse rispetto a quelle tradizionali.

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