Un tempo, l’Italia è stata la capitale Europea del design.
Lo chiamano “il gentleman dell'infografica”: John Grimwade ha lavorato per i maggiori magazine del mondo, dal Times di Londra a Condé Nast Traveler (di cui oggi è direttore), diventando un riferimento nel campo dell'information graphics con il suo stile essenziale, pulito, altamente informativo. A lui abbiamo chiesto quali sono le regole di questo linguaggio visivo che sta dominando la nostra comunicazione, e come cambierà in futuro.
Esistono dei principi “universali” che governano il funzionamento dell'information graphics e dei cardini stilistici ed estetici ben precisi?
Una buona infografica non è nient'altro che una buona spiegazione visiva, dotata di una struttura semplice e un'organizzazione attenta. Un'infografica efficace deve attrarre lo sguardo, essere facile da leggere e deve informare: esempi di quella che Alberto Cairo chiama “arte funzionale”, i cui principi esistono da molto tempo, e non credo che cambieranno.
C'è una sorta di “codice dell'infografica”, ma spesso mi chiedo se venga compreso da tutti. È un campo nel quale la ricerca è davvero limitata. Dobbiamo innanzitutto fare attenzione a non creare infografiche d'èlite, solo per esperti del settore. Non mi piace vedere troppo testo in un'infografica, ma allo stesso tempo mi infastidisce il tentativo razionalizzare e quantificare il modo in cui questa dovrebbe essere creata. Certo, avendo set e parametri di riferimento, è più facile insegnare questa materia, ma il nostro è un settore in continua evoluzione e dobbiamo essere pronti alle novità.
Cosa distingue una “semplice” infografica dal visual storytelling?
In realtà è la stessa materia. Semplice o complesso, l'approccio non cambia. I principi giornalistici di base si applicano in ogni caso: identificare gli elementi di una storia e presentarli in maniera chiara. Un disegno può “raccontare una storia” come se non meglio delle parole: dipende dal soggetto. L'umanità lo fa dai tempi delle caverne. Non è un mistero. Una storia con uno sviluppo temporale può essere quindi raccontata in un'infografica 2-D, a patto che abbia una gerarchia chiara e una sequenza ben definita. Ma infografica non vuol dire immagini statiche. L'interattività, le tecniche di motion graphic e la multimedialità ci liberano da un approccio classico da storyboard.
Come vede il destino dell'infografica tra cinquant'anni?
L'infografica sarà una parte della nostra vita. I dati diffusi in tempo reale su varie interfacce costituiranno una componente essenziale nelle attività quotidiane. Anzi, sta già avvenendo. Sono certo, però, che i principi di base di una chiara spiegazione visuale non cambieranno: resteranno gli stessi che applichiamo già da centinaia di anni.
(Photo dal sito http://infografiknedir.com/)