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Tra partecipazione e globalizzazione

L’Associazione Italiana di Sociologia ha dedicato al tema “Comunicazione e civic engagement” un convegno che si è svolto a Roma. Alla ricerca di una chiave di lettura per un fenomeno complesso e controverso, che ha trovato nei nuovi media uno strumento di diffusione fondamentale.

Il crescente sviluppo di forme di partecipazione “dal basso” appare sempre più come una caratteristica chiave della società presente, percorsa da una rinnovata spinta alla mobilitazione e all’attivismo civile. Partendo da questa evidenza, con l’obiettivo di analizzarla e percorrerla nelle sue dimensioni più profonde, l’Associazione Italia di Sociologia ha voluto dedicare al tema del coinvolgimento civile il convegno nazionale “Comunicazione e civic engagement. Istituzioni, cittadini e spazi pubblici nella postmodernità”, tenutosi lo scorso 22-23 settembre a Roma, presso il Dipartimento di Comunicazione e Ricerca Sociale dell’Università “La Sapienza”. Dal rinnovato sviluppo di esperienze di associazionismo e volontariato alla diffusione di network transnazionali, dai movimenti per la tutela dei beni comuni alle esperienze di commercio equo e solidale, le diverse forme di civic engagment del tempo presente sembrano accomunate, infatti, da alcuni caratteri comuni, di pertinenza tipicamente sociologica e comunicativa, andando a configurarsi – ha spiegato nell’introduzione Franca Faccioli, professore ordinario di Teoria e tecniche della comunicazione pubblica e coordinatrice Pic Ais – come «pratiche che attivano risorse simboliche, culturali e sociali, promuovono relazioni e costruiscono reti tra persone che condividono scelte e riferimenti di valore». L’uso consapevole e motivato delle nuove forme di comunicazione, in questo senso, appare davvero come il trait-d’union e la forza motrice di questa voglia di mobilitazione, che vive e si muove «tra la rete, i “gruppi di vicinato” sempre più virtuali, e le piazze, alla ricerca di modalità nuove per far sentire la propria voce e crearsi un’opinione condividendo spazi e scenari momentanei e in continuo mutamento». Una tendenza, ha sottolineato Faccioli, che si pone significativamente in contrasto «con la rappresentazione di un’opinione pubblica delusa e lontana dalla politica» e con la «crescente e diffusa sfiducia dei cittadini nei confronti delle istituzioni», stimolando riflessioni e considerazioni sulle possibili connessioni tra fenomeni per molti versi opposti come la globalizzazione economico-finanziaria, il controllo sui media, la trasformazione delle politiche e del lavoro. A discutere intorno a questi e altri aspetti del tema, sono intervenuti, tra gli altri, studiosi ed esperti come Peter Dahlgren (Università di Lund), Marino Livolsi (Università Vita-Salute San Raffaele Milano), Fausto Colombo (Università Cattolica di Milano), Giorgio Grossi (Università Milano- Bicocca) e Mario Morcellini (Università La Sapienza Roma). 

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