Un tempo, l’Italia è stata la capitale Europea del design.
Civiltà mediterranea. Colori mediterranei. Cucina mediterranea. Stile di vita mediterraneo. Questi e molti altri sono i modi in cui, quotidianamente e nei luoghi più disparati (guide turistiche, istituzioni politiche, manuali di cucina, discorsi pubblicitari, web…) si parla di Mediterraneo come fosse una realtà chiara, univoca, esplicativa. In realtà, andando a guardare più da vicino (e con gli strumenti della semiotica) i discorsi che hanno per oggetto il Mediterraneo (dal discorso turistico-promozionale a quello culinario a quello geopolitico sul web), i luoghi che sono parte dell’Italia mediterranea (dalla costa toscana a quella adriatica, fino alle isole siciliane), le immagini che vengono associate alla mediterraneità, diventa subito evidente quanto “il Mediterraneo” sia una categoria culturale e variabile: al di là della realtà geografica, marittima, non c’è un Mediterraneo condiviso, ma un insieme di valori, figure, emozioni, memorie che vengono giocate – in modo ogni volta diverso – per creare un effetto-Med, solo in apparenza univoco. Al centro del volume, le due curatrici Patrizia Violi e Anna Maria Lorusso pongono dunque innanzitutto il Mediterraneo come valore culturale complesso, realtà materiale e immateriale da esplorare attraverso punti di vista altrettanto variegati (tra gli autori, oltre alle due curatrici, Cristina Demaria, Nicola Bigi e Andrea Zannin, Andrea Tramontana, Maria Pia Pozzato, Giovanna Cosenza). Una riflessione estremamente utile per chiunque voglia comprendere i fondamenti di quel potenziale simbolico del Mediterraneo che oggi, sempre più, si va progressivamente traducendo anche in valore economico, sociale e politico transnazionale, fino ad assumere i tratti di un vero e proprio “brand territoriale”: ricchissimo e complesso, uniforme e al contempo differenziato, riconoscibile all’esterno, ma anche estremamente differenziato al suo interno. Una “riserva semiotica” formidabile, in grado di nutrire processi identitari, comunicativi e culturali sempre diversi, ora idilliaci ora conflittuali, ora innovativi ora tradizionali, ma tutti sempre e comunque racchiusi in quel “bacino” geografico e immaginario che da sempre connette Europa, Africa e Asia in una dimensione superiore, comune, variegata, condivisa.