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La ricerca della felicità

Cosa rende felice una comunità? Capacità di accoglienza, senso della bellezza, sollievo della cura. Ma soprattutto, desiderio di farsi spazio per immaginare un domani migliore

Diceva Albert Einstein, parlando di futuro: la logica è quella scienza che riesce a portarci dal punto A al punto B, l’immaginazione invece può portarci dappertutto. Perché solo l’immaginazione ha il potere di produrre quel “salto” di paradigma senza il quale non può esserci disegno, né intenzione di futuro.

E se il futuro è capacità di avere una prospettiva, nel senso quasi letterale del termine, allora l’immaginazione e la creatività sono a tutti gli effetti condizioni di felicità, individuale e collettiva. A questo è stato dedicato l’ultimo Oscar Pomilio Blumm Forum, che ha portato all’attenzione i tanti sensi di questa parola spesso abusata, per restituirle il suo potenziale rivoluzionario, a partire dalla novità assoluta di un ministro “venuto dal nord” e totalmente dedicato al futuro.

Perché felicità è capacità di accoglienza, incontro tra chi fugge dal dolore e chi è disposto ad alleviarlo, come avviene da mesi sulle coste di Lesbo, e di altre isole del Mediterraneo. E felicità è anche bellezza e arte “sociale”, come quella di un lampione che si accende ad ogni nuova vita, o il sollievo di guarire e aiutare a guarire, come si fa da anni in comunità coraggiose come quella San Patrignano.

E c’è una felicità, infine, nel puro atto di progettare, produrre oggetti che restano oltre loro stessi. Perché una cosa può anche scomparire, ma l’idea di futuro che l’ha fatta nascere resta e lascia una traccia. Sta a noi ricordarci come leggerla e continuarne il percorso.

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