|

La politica a colpi di tweet

Sul potenziale democratico dei social media si è detto già molto, forse troppo. Ma la maturità del fenomeno richiede oggi nuove lenti e nuove riflessioni. A partire da alcuni dati incontrovertibili e una parola d'ordine, che cambia di nuovo le carte in tavola: ibridazione

26 milioni iscritti su FB in Italia nei primi mesi del 2014: come si è giustamente notato durante l'ultima Social Media Week, alla quale Pomilio Blumm ha partecipato all'interno del panel dedicato sulla “social politics”, se un referendum si servisse oggi di questa piattaforma il problema del quorum verrebbe probabilmente risolto, una volta per tutte.

Un paradosso, senza dubbio, anzi una provocazione. Ma fino a un certo punto. Perché non solo la quantità di contatti e di conversazioni che passano attraverso i social ha ormai ampiamente raggiunto e superato la massa critica necessaria per creare movimenti di opinione propriamente politici, ma soprattutto perché è la natura e la qualità di tali comunicazioni che è cambiata, per l'ennesima volta.

È infatti cambiato il linguaggio, ma soprattutto la logica con cui le idee e i valori condivisi si formano, si diffondono e si rafforzano. Superata la fase iniziale, in cui i temi nati online trovavano nel web un semplice, ma potentissimo, strumento di amplificazione, si avvia a esaurirsi anche la fase successiva, in cui al contrario era il terreno virtuale a fare da humus a ogni opinione, lasciando al mondo reale il compito, al massimo, di dare conferma o sanzione delle dinamiche digitali.

Oggi invece davvero la separazione tra le due sfere si è fatta più labile: tutto si crea in questa terra di mezzo e da questa ambiguità trae la vera forza. Così il crowdsourcing online diventa un mezzo di finanziamento fondamentale per interventi quanto mai concreti, come nel caso della Domus Aurea a Roma. E così i decision-maker delle amministrazioni usano le consultazioni online per testare non solo il sentiment, ma il giudizio esperto dei cittadini sulla validità dei progetti e delle strategie di sviluppo in cantiere.

Grandi possibilità, in cui la comunicazione gioca quanto mai un ruolo cruciale, soprattutto sul piano transnazionale. I 26 milioni italiani sono nulla, infatti, rispetto ai 250 milioni di pagine Facebook dell'India: un vero e proprio “paese parallelo”, che secondo Vikas Bagri, consulente social del governo indiano, possono diventare una leva di partecipazione fondamentale. Per i Paesi di nuova democrazia, certamente, ma forse ancor più per quelli di antica vocazione alla res publica, chiamati a rivitalizzarla o quantomeno a limitarne l'usura.

Share

Subscribe

ICS Editorial

Un tempo, l’Italia è stata la capitale Europea del design.

Mag

© ICS POMILIO BLUMM SUMMIT
Alcune foto potrebbero essere prese dal Web e ritenute di dominio pubblico; i proprietari contrari alla pubblicazione possono scrivere a contact@pomilio.com