Un tempo, l’Italia è stata la capitale Europea del design.
Può esistere un'integrazione politica e culturale reale senza il tramite di una parallela integrazione del sistema informativo? Può essere mai pensabile una qualsiasi unione socio-economica che non si fondi, per funzionare al meglio, su un'infrastruttura mediale che ne condivida le logiche e il campo di azione?
Pensiamoci: quando si parla di Unione Europea, si parla quasi sempre di unione economica, amministrativa o politica, raramente uscendo dai tecnicismi che una tale visione burocratica porta con sé. Al massimo, soprattutto negli ultimi anni, si inizia a parlare di “spirito europeo”, “cittadinanza condivisa”, difficilmente vengono compresi se non riportandoli ai vincoli concreti di cui sopra.
Eppure, se vogliamo che l'Europa acquisti una sua obiettiva incidenza, appare sempre più necessaria una saldatura tra questi due macro-discorsi. Ma per farlo manca un passaggio fondamentale: la creazione di un sistema mediale che possa dirsi davvero paneuropeo.
Ecco allora che prende senso l'affermazione provocatoria di Wolfgang Blau, direttore delle strategie digitali del Guardian: l'assenza di un sistema di informazione equamente partecipato da tutti gli stati membri è una pura e semplice assurdità. Anzi, una pazzia. Più in generale, è la funzione stessa della comunicazione che, quando ragiona su dimensione europea, fatica a uscire dalla pura strumentalità della singola campagna o dello specifico programma o progetto da promuovere per questa o quella Direzione Generale.
Per uscirne, serve un cambio di prospettiva, nel senso quasi fisico del termine: occorre acquisire quella capacità di “guardare l'insieme” che, pur nella divisione politica, ha rappresentato a lungo una caratteristica primaria dell'antica Europa. Occorre, insomma, recuperare quella “unità nella molteplicità” che trova il suo fondamento nell'idea greca di polis, ma forse ancor più in quella romana di piazza, luogo dove sintetizzare e condividere senza perdita delle proprie specificità.
Ecco, è forse questo – ancor più dell'abusata rete o della intrigante nuvola – il modello a cui dovrà ispirarsi il giornalismo paneuropeo: un forum aperto di idee e di visioni, per un'Europa unita anche nell'informazione.