Un tempo, l’Italia è stata la capitale Europea del design.
Comunicazione e arte da sempre intrattengono uno stretto e importante rapporto. Dove c’è comunità c’è bisogno di comunicare, non solo tra gli individui l’uno con l’altro, ma tra il singolo individuo e quella proiezione del corpo sociale che sono le istituzioni: i soggetti pubblici, garanti e custodi dei valori comuni che fondano il senso stesso della comunità.
L’arte, d’altra parte, è il primo e il più importante mezzo di comunicazione: il più efficace. Non solo infatti l’arte è da sempre specchio della società, in grado di svelarne i tratti più profondi e nascosti e dunque di fornire nuove chiavi di lettura del reale, anticipando spesso la direzione che la società si appresta a prendere; l’arte è anche il più formidabile laboratorio di sperimentazione di linguaggi, in grado di immaginare non solo nuovi concetti da esprimere, ma nuovi modi per esprimerli. Una capacità che è ancora più preziosa quando si tratta di dare corpo, letteralmente, a concetti immateriali e astratti, fondamentali per l’individuo e per il vivere comune.
Grazie a questa vocazione, a lungo nelle epoche passate l’arte ha saputo vivere e prosperare a stretto contatto con la sfera pubblica, nelle sue diverse incarnazioni: religiosa, politica, economica. Un’idea, quella di arte civica, che ha la sua culla nel Mediterraneo, con l'arte mesopotamica ed egizia prima, greca e romana poi: e non poteva essere altrimenti, perché è qui che è nata anche l’idea istituzionale di dimensione pubblica e di comunità, sotto forma di polis o di res publica a seconda dei casi.
È esattamente a questa idea di arte che la comunicazione pubblica oggi dovrebbe rivolgersi, per rinnovarsi nei linguaggi come nei contenuti e costruire quel coinvolgimento emotivo che rappresenta il fondamento del nuovo rapporto tra cittadini e Istituzioni, non più solo garanti e giudici della comunità, ma soggetti di un rapporto fiduciario reciproco. Occorre, insomma, far dialogare ancora, come un tempo, arte e valori, etica ed estetica. Con una convinzione: che anche nell’epoca della comunicazione globale, all’arte possiamo porre domande coraggiose. Per sapere dove stiamo andando, e partendo da dove.