Un tempo, l’Italia è stata la capitale Europea del design.
La rivoluzione tunisina e le elezioni dell’Assemblea Costituente, che si sono svolte il 23 ottobre scorso, hanno aperto per i media, come per il resto della società tunisina, uno scenario inedito e complesso. Per un anno, dal mese di aprile 2011 fino ad aprile 2012, l’Osservatorio di Pavia, insieme a ERIS (Electoral Reform International Services), ha partecipato a un progetto di assistenza elettorale nel paese nordafricano, finanziato dall’Unione Europea, in vista delle elezioni dell’Assemblea Costituente e rivolto alla Commissione elettorale indipendente.
Da questo ambizioso progetto dai risultati che ne sono emersi le ricercatrici dell’Osservatorio Monica Azzalini e Manuela Malchiodi in collaborazione con Hamida El Bour, direttrice del dipartimento di Giornalismo dell’Institut de Presse et de Sciences de l’Information (IPSI) dell’Università della Manouba di Tunisi, hanno realizzato “L’espressione liberata. La difficile transizione dei media in Tunisia”, uno studio che descrive i media tunisini e la loro faticosa mutazione.
La ricerca parte da una descrizione dettagliata del sistema mediatico tunisino e di come questo è andato modificandosi alla luce dei principali eventi e sviluppi politici rivoluzionari e post-rivoluzionari. Quello che emerge è che la rivoluzione ha sconvolto il paesaggio mediatico, proiettandolo in una situazione completamente inedita, che ha richiesto di affrontare una serie di difficoltà quali l’irrompere della libertà di espressione in un paesaggio in gran parte assuefatto alla censura; il riposizionarsi dei vecchi media nel nuovo scenario dopo decenni di infiltrazioni del potere; la vivacità dei social network, protagonisti del processo rivoluzionario.
Dopo questa analisi di contesto, lo studio si concentra sulla fase elettorale e sulle principali sfide incontrate dai media tunisini nella fase elettorale vera e propria, prima importante occasione per contribuire alla transizione democratica, attraverso una corretta e adeguata informazione e sensibilizzazione dei cittadini: un’impresa titanica dopo decenni di dittatura e di elezioni controllate.
In chiusura lo studio riflette sull’approccio mediatico alla parità di genere, tra norme innovative e vincoli sociali. La legge elettorale tunisina ha suscitato sorpresa e speranze – nonché polemiche – per la sua audacia nel trattare la parità di genere, imponendo la parità perfetta e l’alternanza di uomini e donne nelle liste dei candidati, pena l’esclusione della lista dalla competizione elettorale. La realtà però ha dato un risultato più modesto dal punto di vista della rappresentanza femminile, e i media hanno rivelato ancora maggiori resistenze.