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Il pluralismo in tv

In che misura le TV pubbliche italiane garantiscono il pluralismo politico e quanto il monitoraggio aiuta la democrazia? Se n’è parlato durante l’ultimo meeting dell’EPRA, la piattaforma delle Autorità europee di regolamentazione del settore audiovisivo.

Più di 150 rappresentanti di 49 Autorità di regolamentazione provenienti da 45 paesi europei, ed un paniere di esperti di settore, sono stati i protagonisti del 37esimo meeting dell'European Platform of Regulatory Authorities (EPRA), svoltosi a Cracovia dall’8 al 10 maggio su invito dell’Autorità per le Telecomunicazioni polacca. L'appuntamento è nato dall'esigenza di creare un terreno di confronto e scambio tra gli organismi europei di regolamentazione del settore audiovisivo, al fine di incrementarne la cooperazione in merito a questioni e soluzioni d'interesse comune nell'area del broadcasting.

Le normative per la protezione dei minori e la regolamentazione del servizio pubblico nell’era della televisione convergente sono stati i focus delle due sessioni plenarie, a cui si sono affiancati tre working group su temi di rilevanza condivisa, tra cui la comunicazione politica. Nell'ambito di quest'ultimo, hanno partecipato come guest speaker Simona Martorelli, delegato europeo per le relazioni istituzionali della RAI, e Mirella Marchese, ricercatrice presso l'Osservatorio di Pavia, illustrando l’esperienza italiana di monitoraggio del pluralismo politico nei programmi della televisione pubblica.

Dal dibattito sono emersi i punti di forza del monitoraggio sul pluralismo, ormai indispensabile in un processo elettorale democratico, e le criticità, soprattutto in relazione agli aspetti più qualitativi della comunicazione. È anche emersa la problematica relativa alla crescente centralità di Internet e dei social media per la comunicazione politica: questo tema, tuttavia, in virtù della tensione che genera tra libertà di informazione e regolamentazione, impone una riflessione attenta e di difficile soluzione.

 

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