Un tempo, l’Italia è stata la capitale Europea del design.
«Il vecchio marketing di massa non scomparirà, ma non potrà competere con il nuovo. Perché il primo non fa distinzioni, colpisce tutti indistintamente, mentre il marketing 3.0 segmenta e colpisce con grande dettaglio, quasi a livello individuale». La profezia di Philip Kotler, che dell’old marketing è stato il teorico più celebrato, non ha mezze misure e si basa su alcuni elementi di innovazione ben precisi.
Ad esempio, come ha spiegato durante il PKMF di Milano, l’uso di strumenti come la neuroscienza, che consente di «mappare le preferenze del consumatore direttamente a livello neuronale, senza più bisogno di chiedere “Cosa preferisci?”». E soprattutto dello storytelling, che ha affiancato alle classiche forme brevi anche tecniche di long form marketing: «Grazie a Internet non abbiamo più vincoli di spazio e in generale siamo tutti più disposti a leggere. Il content management – la capacità di creare storie – è diventato quindi fondamentale».
Più in generale, secondo Kotler, «il marketing sarà sempre più orientato alla matematica, al digitale, all’intelligenza artificiale». I marketer più talentuosi saranno quindi i giovani, cresciuti nell’era digitale: «Voglio assumere ventenni che giocano con i videogiochi e che rappresentano il nuovo millennio», dice. E conclude: «Il futuro del marketing è già qui. Gli strumenti già ci sono. La speranza è che in futuro saremo in grado di formulare il giusto messaggio per la giusta persona, al momento giusto, con il giusto prezzo: questa sarebbe la perfezione».