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Euromediterraneo: integrazione tra speranze e timori

Pubblicato il nuovo Rapporto Anna Lindh su tendenze culturali e mutamenti sociali nella regione: cresce l’interesse a conoscere gli altri Paesi, ma si scontra con l'allarmante aumento delle tendenze xenofobe che incidono sulla coesione sociale in tutta l'area

Vogliono conoscere sempre di più gli altri Paesi del bacino mediterraneo, iniziano a considerare la famiglia un valore prioritario rispetto alla religione (56%) e vedono la diversità culturale come una risorsa di prosperità (82%), ma allo stesso tempo un potenziale rischio per la stabilità sociale (47%). Tra i più giovani, inoltre, prevale un’immagine positiva e condivisa del Mediterraneo: l’80% lo associa all’ospitalità, a un patrimonio culturale comune e a uno specifico stile di vita, alimentazione e partecipazione civica.

È il ritratto dei cittadini dell’area euromediterranea tracciato dal nuovo Rapporto sui trend interculturali e i cambiamenti Sociali realizzato dalla Fondazione Anna Lindh, ente intergovernativo con sede ad Alessandria d’Egitto, il cui obiettivo è sostenere la fiducia e la comprensione reciproca tra i popoli del Mediterraneo. I dati sono stati estratti sulla base del primo polling comparativo effettuato da Gallup Europe con 13 Paesi membri della Union for the Mediterranean, tra cui: Albania; Belgio; Danimarca; Egitto; Germania; Irlanda; Italia; Giordano; Marocco; Polonia; Spagna; Tunisia; e la Turchia.

«Questa nuova edizione del Rapporto Anna Lindh, il primo dopo le storiche primavere arabe, è uno strumento prezioso, mentre continuiamo ad adattare strategie e programmi per tener conto delle nuove realtà regionali» ha dichiarato il commissario europeo per l'allargamento e la politica europea di vicinato Stefan Füle, aggiungendo: «È un importante segnale per i leader politici di entrambe le sponde del Mediterraneo che i loro cittadini stiano cercando di lavorare insieme e trovare modi di partecipazione nuovi e alternativi nelle loro società».

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