Un tempo, l’Italia è stata la capitale Europea del design.
Cresce sempre più l’uso dei servizi bancari e finanziari via telefono cellulare. E Il Mobile Money – così è stato denominato – sta crescendo a un ritmo molto elevato soprattutto in Africa, dove un numero crescente di persone paga bollette e tasse scolastiche utilizzando il cellulare e le aziende lo utilizzano per i pagamenti al personale e ai fornitori. E anche chi non è mai entrato in una banca, ha aperto un conto “mobile” che utilizza anche per inviare o ricevere rimesse.
L’Africa orientale è la regione del continente con i maggiori tassi di crescita, come mostrano i dati della Tanzania. Nel Paese, infatti, il numero totale di utenti di telefonia cellulare è cresciuto dai 14.000 del giugno 2008 ai 20,4 milioni del novembre 2012 e l’ammontare depositato sui conti “mobile” è notevolmente aumentato: da 3 miliardi di scellini a giugno 2009 (circa 1,4 milioni di euro) a 157.8 miliardi di scellini a novembre 2012 (circa 75,3 milioni di euro) con un aumento anche del numero di transazioni da 1,9 milioni del 2010 a 48 milioni nel settembre 2012.
Esponenziale l’incremento del valore delle transazioni, cresciute da 1.4 milioni di scellini nel 2007 a 1,7 miliardi di scellini nel 2012. Nel solo mese di settembre 2012 il valore delle transazioni di denaro mobili in Tanzania è stato circa il 14% del totale dei depositi detenuti dalle banche commerciali e il Mobile Money già nel 2011 era utilizzato da una famiglia su quattro. Un dato più basso rispetto al Kenya, dove i servizi bancari e finanziari via telefono cellulare sono impiegati dal 73% della popolazione, ma significativamente superiore a quello Paesi come il Brasile e l'Argentina (solo l'1%).
In Africa la crescita del Mobile Money continua ad attrarre molti investitori: grandi società di comunicazione e banche commerciali stanno entrando nel mercato, a volte anche attraverso alleanze strategiche. Ma ci sono anche PMI innovatrici che stanno preparando nuovi prodotti, dedicati a specifici target di consumatori o allo sviluppo di nuovi modi di fare business.
Tra queste PMI innovatrici c’è Arts, società tunisina il cui acronimo significa “Après la révolution tunisienne – Dopo la rivoluzione”, che produce il primo tablet low-cost ideato da giovani tunisini e assemblato interamente in Tunisia. Il T216, così è stato chiamato in riferimento al prefisso telefonico internazionale per la Tunisia, costa infatti soltanto 399 dinari (circa 200 euro).
«È un tablet da sette pollici e di terza generazione, che non ha niente da invidiare a quelli già in commercio sul mercato, firmati dalle grandi marche del settore e prevede le funzioni classiche di un Android, con accesso a Internet, Facebook e Skype» ha dichiarato alla stampa Chiheb Bouattour, direttore generale di Arts, aggiungendo che oltre alla Tunisia, il T216 sarà presto commercializzato anche in Marocco, Algeria e Libia.