Un tempo, l’Italia è stata la capitale Europea del design.
Il 3 ottobre la presentazione della nuova edizione del report “TRAC – Trasparenza, Responsabilità e Anti-Corruzione” a cura di Transparency International Italia, in cui viene valutata la qualità della reportistica aziendale di 15 aziende italiane in materia di trasparenza, responsabilità e anti-corruzione.
Lo studio, effettuato in 8 nazioni analizzate in contemporanea nel periodo compreso tra aprile e luglio 2013, ha preso in esame in Italia le prime 15 aziende per capitalizzazione di mercato secondo la classifica pubblicata dalla rivista finanziaria Forbes.
La metodologia dell’indagine, condivisa da tutti i ricercatori per consentire omogeneità e comparabilità dei risultati a livello internazionale, assegna un punteggio a tre diverse dimensioni delle policy anticorruzione aziendali: gli eventuali programmi anticorruzione, la trasparenza organizzativa ed il reporting delle attività “country-by-country”.
Dalla ricerca, emerge che le dichiarazioni in tema di impegno anticorruzione sono generalmente diffuse come principio di base e in forma convincente: ENI guida la graduatoria complessiva, con una valutazione di 7,1 su 10, seguita da ENEL (6/10) e Terna (5,9); in fondo alla classifica troviamo invece il Monte dei Paschi di Siena con appena 3,5 punti.
La qualità media dei codici etici è scarsa: vi si trovano spesso riferimenti vaghi ed aperti a interpretazioni, mancanza di precisione e di affermazioni esplicite su alcuni argomenti sensibili, come ad esempio i “facilitation payments”.
La valutazione relativa alla trasparenza organizzativa è più che sufficiente: la definizione delle società e filiali consolidate, controllate, partecipate, è nella maggior parte dei casi precisa e dettagliata.
La sezione della reportistica “Country-by-Country” è quella più sofferente: esistono aggregazioni per macro area, ma al contrario limitato o assente è il reporting per singole nazioni, come invece richiesto da Transparency International e da diverse istituzioni internazionali. Va infine sottolineato come le procedure per le segnalazioni dei dipendenti (whistleblowing) siano generalmente ben esplicitate e, quantomeno sui siti internet e sui documenti interni, promosse e favorite.
«Alle dichiarazioni di impegno non sempre conseguono modelli virtuosi di comportamento, ma - spiega la presidente Maria Teresa Brassiolo - è nostra convinzione che dichiarare esplicitamente qualcosa anziché semplicemente sottintenderlo, genera un più alto livello di impegno, di difesa della reputazione, di trasmissione di valori e principi verso i propri stakeholder e, perché no, concorrenti».