Un tempo, l’Italia è stata la capitale Europea del design.
Contribuiscono a svelare atti di corruzione, aiutando a far luce su fenomeni dal costo altissimo per tutti i cittadini, ma non godono di adeguata protezione a livello legale: sono i whistleblower, le persone che segnalano illeciti sul lavoro, per la cui tutela – ad oggi – esiste una proposta di legge che aspetta ancora di essere discussa.
A sollevare l’attenzione sui whistleblower (le cui denunce sono sempre più numerose, con 200 segnalazioni pervenute nel 2015 alla sola Autorità nazionale anticorruzione) sono le associazioni Riparte il Futuro e Transparency International Italia, che a luglio hanno lanciato la campagna #vocidigiustizia.
«Chi denuncia corruzione e illegalità sul posto di lavoro – afferma Priscilla Robledo di Riparte il futuro – deve essere tutelato. Chiediamo che la Commissione Affari Costituzionali del Senato calendarizzi e discuta al più presto il disegno di legge sulla protezione dei whistleblower approvato dalla Camera lo scorso gennaio».
«Ci battiamo da molti anni per introdurre anche nel nostro Paese le tutele per i cosiddetti whistleblower, cioè coloro che si espongono personalmente nell’interesse collettivo segnalando casi di corruzione di cui sono testimoni Eppure fino ad ora abbiamo ottenuto solo piccoli e timidi risultati, mentre la corruzione al contrario sembra essere sempre più diffusa» aggiunge Davide Del Monte, direttore di Transparency International Italia, che per i whistleblower ha lanciato anche la piattaforma ALAC per segnalare in forma anonima casi di corruzione.
È possibile firmare la petizione a sostegno delle #vocidigiustizia sul sito Change.org